L'editoriale del Parroco

La resurrezione di Gesù è il fulcro della nostra fede. Essa rappresenta la vittoria di Cristo sulla morte e sul peccato, offrendoci la promessa di vita eterna. San Paolo scrisse che, senza la resurrezione, la fede cristiana sarebbe vana (1 Corinzi 15,14). Veramente il Signore è risorto! Questo è il gioioso annuncio che accompagna il tempo che stiamo vivendo.

Questo periodo ci permette di approfondire con calma il vero significato della resurrezione del Signore. Anzitutto è importante ricordare che Gesù è veramente morto, soffrendo e patendo per noi, pur potendo farne a meno. Poteva infatti evitare di finire sulla croce, poteva scappare, ma non l’ha fatto. 

Nel Getsemani, Gesù pregava che il Padre gli risparmiasse tanta sofferenza e la morte, ma non pensava a sé; pensava a noi e alla volontà del Padre, che amava e che per lui veniva prima di ogni cosa. Dunque, Gesù è morto davvero.

I discepoli hanno sperimentato tutta l’angoscia e il senso di vuoto che si prova, che anche noi proviamo, quando muore una persona cara. Il lutto è percepire questo vuoto, questa incoerenza della morte rispetto alla vita. Certo, tutti muoiono: anche le foglie e le formiche. 

Ma foglie e formiche non contano i loro giorni come facciamo noi. Solo noi umani proviamo un profondo senso di ingiustizia per la morte, a qualunque età essa arrivi. E anche se razionalmente comprendiamo che non si può fare diversamente se non accettare la morte, nel profondo di noi stessi continuiamo a sentirla come qualcosa che non dovrebbe esserci.

Ecco, le lacrime delle donne che vanno al sepolcro esprimono il loro amore per Gesù e il loro dolore per il vuoto che provano a causa della sua mancanza. Ma il primo giorno della settimana, per noi la domenica, iniziano le apparizioni di Gesù. 

Queste apparizioni cambiano profondamente l’esperienza delle donne e dei discepoli. Nessuno è mai tornato indietro dalla morte. Neanche Gesù. Non ha cancellato la sua morte, non ha detto che non si muore. I segni della sua passione, che porta ancora indelebilmente impressi nel suo corpo, ne sono la prova.

Gesù non è uguale a quello di prima: infatti, non lo riconoscono immediatamente. La morte lo ha trasformato. 

Ora può apparire passando attraverso muri e porte chiuse, cosa che prima non poteva fare. Ora Gesù è vivo e appare là dove i fratelli vivono insieme, dove condividono nella speranza e nella preghiera le attese per la realizzazione delle promesse di Dio.

Ecco che anche noi, facendo tesoro della nostra fede, ci riuniamo come cristiani nella celebrazione della liturgia e nella nostra vita fraterna, come i primi discepoli. In questo tempo siamo anche in attesa del nuovo papa che lo Spirito Santo eleggerà per guidare la Chiesa e siamo certi che il Signore ci darà il pastore giusto per il tempo che stiamo vivendo.

Il vostro parroco, don Andrea