Riflessione estiva sulla vitalità della fede nel mondo e la nostra tiepidezza
Ho scelto questo tema di riflessione per la pausa estiva, riprendendo quanto condiviso con voi lo scorso mese riguardo alla scarsa partecipazione alla Messa nei nostri paesi. Mentre ci interroghiamo sulle ragioni per cui, qui a Canonica, a Fara e a Pontirolo, la gente non frequenta più la liturgia domenicale, mi sono chiesto: cosa accade nel resto del mondo?
Ho scoperto dati sorprendenti. L'Africa, ad esempio, è una delle regioni in cui il cattolicesimo cresce più rapidamente, grazie all’intensa attività missionaria, alla crescita demografica e alla diffusione dei valori cristiani nelle comunità locali. Paesi come Nigeria, Uganda e Repubblica Democratica del Congo registrano un’espansione significativa, con nuove chiese e seminari che sorgono in molte aree. Anche in Asia, nonostante la prevalenza di religioni come l’Islam, l’induismo e il buddismo, il cattolicesimo sta lentamente guadagnando terreno in paesi come le Filippine, la Corea del Sud e l’India. Nelle Filippine è profondamente radicato nella cultura, mentre in Corea del Sud attrae soprattutto i giovani, sensibili ai valori spirituali e comunitari.
L’America Latina, da sempre cuore pulsante del cattolicesimo, sta vivendo una stagione di rinnovamento attraverso nuovi movimenti religiosi e una più attiva partecipazione giovanile. In paesi come Messico e Colombia, la fede resta viva, alimentata anche da grandi celebrazioni come quella in onore della Vergine di Guadalupe.
Ma accanto a queste realtà vivaci, colpisce la durezza della persecuzione che milioni di cristiani subiscono nel mondo: oggi, nel XXI secolo, è più attiva che mai. Nonostante i progressi della civiltà e il riconoscimento dei diritti umani, i cristiani continuano a essere vittime di discriminazioni, violenze e restrizioni alla libertà religiosa. Si tratta di una sfida globale, spesso taciuta non solo dai media, ma anche dagli stessi cristiani, che per paura di ritorsioni sono costretti al silenzio. Secondo rapporti internazionali, i cristiani sono oggi il gruppo religioso più perseguitato al mondo: circa 360 milioni di persone affrontano pressioni, violenze e limiti nella possibilità di praticare la propria fede. Le forme di persecuzione sono molteplici, dalla marginalizzazione sociale fino all’arresto o alla condanna a morte. In Asia, paesi come Corea del Nord, Afghanistan e Pakistan sono tra i più ostili. In Medio Oriente, comunità cristiane di Iraq e Siria sono state bersaglio di gruppi terroristici come lo Stato Islamico. In Africa, gruppi estremisti come Boko Haram attaccano villaggi e chiese. Anche in Sud America, pur essendo un continente a maggioranza cristiana, esistono discriminazioni verso minoranze, soprattutto in contesti sincretici o ostili alla religione. Le persecuzioni non si esauriscono nella violenza fisica. Esistono discriminazioni legali, impedimenti nella costruzione di luoghi di culto, ostracismo sociale e perfino limitazioni all'accesso a istruzione e lavoro. Spesso i cristiani vengono trattati come cittadini di serie B.
Le cause sono molteplici: regimi totalitari che vedono nella religione una minaccia, estremismi religiosi che incitano all’odio, conflitti etnici e culturali che percepiscono il cristianesimo come qualcosa di estraneo. Nonostante l’estensione del fenomeno, il tema riceve poca attenzione da parte dei media e delle istituzioni internazionali. È urgente che le Nazioni Unite, le ONG e i governi si attivino per tutelare la libertà religiosa. Campagne di sensibilizzazione e azioni diplomatiche concrete possono fare la differenza. È sorprendente notare come, proprio nei luoghi di persecuzione, la fede si rafforzi. Restano solo i cristiani autentici: motivati, convinti, persino pronti al martirio. Coloro che sono davvero innamorati di Cristo e della Chiesa.
Da noi, invece, c’è un cristianesimo più tiepido. Non siamo perseguitati, ma forse ci lasciamo sedurre da altre divinità: il denaro, l’idea di una libertà assoluta trasformata in idolo, il materialismo, l’ossessione per l’apparenza – tra tatuaggi e palestra.
Ma nella storia, i cristiani sono sempre stati perseguitati. E allora viene da chiedersi: perché nei nostri paesi non lo sono più? Forse perché stiamo smettendo, da soli, di esserlo davvero?"