Servono coraggio e lungimiranza per il nostro futuro
Fra dieci anni, la nostra chiesa, per come la conosciamo oggi, non esisterà più. Sarà una chiesa diversa, più povera in tutti i sensi. Questa è una sintesi - forse un po’ estremizzata - dell’incontro che si è svolto lunedì 15 settembre con don Paolo Boccaccia, responsabile dell’Ufficio Amministrativo della Diocesi di Milano, insieme al Consiglio Pastorale e al Consiglio per gli Affari Economici. Non si tratta di previsioni strampalate: lo dicono i numeri. Fra dieci anni potremo ritenerci fortunati se avremo due sacerdoti; più probabilmente ce ne sarà uno solo, affiancato da un diacono. Le nascite e i battesimi degli ultimi dieci anni, dal 2014 al 2024, si sono quasi dimezzati. I nostri oratori saranno sempre più vuoti, non per incapacità o inadempienze organizzative o pastorali, ma semplicemente perché non ci saranno più bambini. Pur ricordando che le amministrazioni economiche delle tre parrocchie sono rigorosamente separate e che non ci sono mai stati trasferimenti di fondi da una parrocchia all’altra, nel 2024 il totale delle offerte domenicali raccolte è stato di € 150.258,49. A queste si aggiungono € 20.439,70 provenienti dai sacramenti celebrati (battesimi, matrimoni, funerali, cresime, prime comunioni), per un totale di € 170.698,19. “Tanti soldi”, direte voi. Ma se consideriamo solo le spese per l’energia elettrica (€ 56.835,58), il riscaldamento (€ 55.720,35) e la manutenzione ordinaria delle strutture (€ 42.031,06), arriviamo a un totale di €154.586,99. Senza effettuare alcun intervento straordinario, ci sarebbero rimasti in cassa circa sedicimila euro tra tutte e tre le parrocchie, il che significa andare praticamente in pari. Purtroppo, però, si sono resi necessari lavori straordinari urgenti (tetti che perdono, impianti guasti, adeguamenti normativi) per un totale di € 124.704,55. Non è difficile capire che fra dieci anni, di questo passo, anche dal punto di vista economico, delle nostre parrocchie resterà ben poco. Dispiace dirlo, ma gli unici a cui importa davvero della sussistenza della parrocchia e del sostentamento dei sacerdoti sono gli anziani. Le famiglie sono troppo assorbite da un mondo del lavoro sempre più logorante, e le imprese faticano a restare a galla in un mercato segnato da insicurezze e conflitti.
Cosa possiamo fare, allora?
Anzitutto, due cose non vanno fatte: disperarsi e pensare di continuare come abbiamo sempre fatto. Entrambe sono scelte poco intelligenti. Occorre rendersi conto che ogni atteggiamento campanilistico - chiudersi nel proprio orticello anziché ragionare insieme - è destinato al fallimento. Il Consiglio Pastorale e il Consiglio per gli Affari Economici lo hanno capito, e ringrazio il Signore per questo. Spero che anche i fedeli comprendano che bisogna ragionare in grande, non in piccolo. Serve più coraggio, più lungimiranza. Non possiamo guardare solo alla propria parrocchia o al proprio oratorio, dove una volta ciascuno aveva di tutto e di più (cinema, campi da calcio, bar, saloni, aule). Ora la maggior parte di tutto questo ben di Dio è solo un peso economico insostenibile o un rudere che preoccupa. Occorre fare delle scelte prima che sia troppo tardi. Non impegnarsi in prima persona e pensare che “tanto ci pensa il prete”, sapendo che presto non ci sarà più nessun prete, non è una buona idea. Faccio appello al coraggio e alla sensibilità dei bergamaschi, che in occasioni ben peggiori hanno saputo fare scelte lucide e coraggiose. Scelte che, purtroppo, oggi ancora non vediamo. Coraggio! Guardiamo al futuro e non rimpiangiamo un passato che non c’è e non ci sarà più. Se sapremo sostenere questo sguardo verso il futuro senza paura ma confidando nella provvidenza di Dio e nello Spirito Santo che da sempre ha guidato la Chiesa sapremo fare le scelte necessarie.