La sua statua ci dice quando il livello dell’Adda spaventa
Il suo nome è quantomeno singolare. Non tanto quello di battesimo, che è il bellissimo Giovanni, nome anche del patrono di Canonica. Quanto al “cognome”, diciamo così, che la storia gli ha affibbiato e che, appunto particolare, si riferisce dalla cittadina dell’attuale Repubblica Ceca di cui è originario. Stiamo parlando di San Giovanni Nepomuceno, appunto perché nativo di Nepomuk, località oggi più piccola della nostra stessa Canonica – ha circa 3.700 abitanti – e conosciuta praticamente soltanto per aver dato i natali a questo santo. Santo che nel territorio della nostra Comunità pastorale è ben presente, anche se nascosto. Dove?
Praticamente sotto il ponte sull’Adda, lato canonichese. Lì c’è da anni una sua statua, non tenuta particolarmente bene, a differenza della targa sottostante, collocata dal Comune – su richiesta dell’allora gruppo “Arti e tradizioni canonichesi” – e che recita: “San Giovanni Nepomuceno, santo e martire, protettore dei viandanti che transitano sui ponti”. In effetti questo santo del Trecento – nato appunto a Nepomuk nel 1349 e morto a soli 44 anni nel 1393 – si dice protegga tutti quelli che transitano sui ponti e sui cavalcavia.
Per questo di sue statue ce ne sono parecchie, spesso nascoste – come la nostra a Canonica – oppure più visibili, ma comunque sempre nelle prossimità dei ponti. La carriera ecclesiastica di San Giovanni Nepomuceno fu abbastanza rapida perché divenne nientemeno che canonico della cattedrale di Praga. La sua morte sopraggiunse a soli 44 anni ma perché l’allora Venceslao IV di Boemia (imperatore del Sacro Romano Impero) lo fece uccidere per annegamento, per una serie di contrasti sulla gestione della diocesi e dell’abbazia, gettandolo nella Moldava: una modalità che lo ha legato indissolubilmente con l’ambiente acquatico. La sua festa ricorre nel mese di maggio, il giorno 16: la proclamazione a santo arrivò per mano di Papa Benedetto XIII nel 1729.
San Giovanni Nepomuceno visse anche in Italia, a Padova, dove studiò giurisprudenza all’università e dove nel 1387 si laureò in diritto canonico. Prima di venire ucciso per annegamento, venne anche torturato, ma si narra resistette fino all’ultimo alle richieste del re (che, in sostanza, voleva fondare una nuova diocesi da affidare a un suo uomo di fiducia, mentre l’abbazia elesse il nuovo abate come nulla fosse), che decise quindi di farlo gettare nel fiume dal Ponte Carlo, dove pure è presente una lapide (e la leggenda dice che, toccandola con la mano sinistra, si avrà fortuna per i successivi dieci anni).
A Canonica la statua ha anche una funzione molto pratica: quando si registrano le piene dell’Adda – memorabile quella del 2000 e, più di recente, quella del novembre del 2024 – a seconda del punto in cui l’acqua del fiume raggiunge la statua – i piedi, il busto, fino alla testa – è possibile comprendere quanti danni possa procurare intorno. Di fatto è una statua che funge da idrometro: piuttosto malmessa, si diceva, necessiterebbe di un restauro perché parte della nostra comunità e delle sue tradizioni.